lunedì 27 giugno 2011

Flotta sarda, una alzata di schiena

di Augusto Secchi

A memoria d’uomo una standing ovation così inaspettata non si era mai vista: i passeggeri di un traghetto proveniente da Vado Ligure che, all’apertura del portellone nella banchina di Porto Torres, applaudivano con le mani e le braccia sollevate al cielo, commossi e soddisfatti. Gli stessi passeggeri, intervistati dai soliti cronisti che si attendevano le ordinarie leggende sulle cotolette immangiabili e sui topi grandi come conigli e affamati come caimani, si sono sentiti rispondere che il mangiare era ottimo e abbondante, le cabine pulite e profumate, i mozzi assurdamente gentili e disponibili.
Dopo aver appurato che il traghetto era il Dimonios e non “La nave dei folli” dipinta da Hieronymus Bosch, l’intervistatore ha capito che stava assistendo a un evento che, probabilmente, avrebbe raccontato ai nipotini quando sarebbero stati in età di intendere. Gli unici che non hanno inteso l’entusiasmo, o che hanno fatto finta di non intenderlo, sono stati gli armatori che invece di fare il passo indietro a cui sono stati ripetutamente invitati da più parti, sono andati in escandescenze e hanno minacciato di denunciare il tutto a Bruxelles.
“Perché ci vogliono denunciare?” ha chiesto mio nonno sistemandosi la protesi acustica che non voleva sentirne di stare incollata all’orecchio. “Perché, anche se in ritardo, ci siamo ricordati che abbiamo una schiena” ho risposto io sollevando un po’ la voce. Dopo avermi urlato che non era il caso di urlare, e che lui non era sordo, con voce da comizio mi ha raccontato, con malcelato orgoglio, la storia di un’altra alzata di schiena, quella della Sardamare - una compagnia di navigazione tutta sarda - per la quale lui, giovane battagliero, aveva tifato. Un’alzata di schiena che però era naufragata assieme alle sue navi per colpa di un’Italia, già matrigna, che doveva garantire il regime di monopolio alla Tirrenia, come ci ricorda un interessante articolo, di Salvatore Tola, meritoriamente riproposto in questi giorni sul sito dell’Istituto Bellini e in altri siti.
A quel punto mio nonno, pur continuando ad armeggiare con la protesi che ronzava come uno sciame d’api, con una voce da banditore è riuscito a dirmi: “l’entusiasmo di quegli anni, te lo assicuro, è identico all’applauso tributato oggi dai passeggeri all’apertura del portellone del traghetto Dimonios della Saremar. Ma io, anche se idealmente mi sono unito a quell’applauso, non sono molto tranquillo. Ho il timore che anche questa volta interverrà qualche politico “patrigno” che, preso per la giacchetta dai poteri forti, impedirà a quest’alzata di schiena di diventare sistema, perfetto meccanismo che possa garantire finalmente il diritto alla mobilità di noi sardi per tutto l’anno”. “E’ anche la mia paura”, ho urlato io sistemandogli la protesi ribelle.

2 commenti:

Adriano ha detto...

Ciao Augusto,

Come penso avrai intuito, non mi sognerei di definire "flotta sarda" poche navi che, stando a quanto afferma l'assessore ai trasporti Solinas, avrebbero già staccato oltre 12.000 biglietti, a fronte però dei circa centomila arrivi in meno stimati dalle camere di commercio rispetto alla scorsa stagione. E considerando inoltre che la manovra regionale su queste navi non ha affatto risolto il problema sul traffico merci. Penso che come Sardi avere la schiena dritta oggi debba consistere in due aspetti essenziali: il primo è il sapere che se siamo arrivati a questa situazione è per l'ignavia con la quale fin'ora i partiti italiani hanno trattato la questione (e penso che su questo sarai d'accordo), il secondo invece riguarda il capire quale tipo di soluzioni vorremmo che diventassero SISTEMA (e su questo aspetto non so se la pensiamo allo stesso modo). Il criterio delle partecipazioni pubbliche sui grandi numeri ha sempre fallito, soprattutto in Italia, perché non si è orientato sulle regole e sul mercato ma su uno statalismo social-democristiano che ha premiato la demagogia piuttosto che l'efficienza dei servizi. E la storia ha già ampiamente giudicato questa impostazione. Io penso che i Sardi del 2011, proprio per avere la schiena dritta, non debbano tornare indietro alla stagione del mito e del pubblico a priori ma debbano far funzionare con regole certe (ed eque) il mercato (così come succede senza particolari problemi in tutto l'occidente). Perché se aspettiamo le "regole italiane", come la "tempestività" dell'antitrust italiano o che nasca una "flotta Sarda" in un luogo che si scorda persino l'istituto delle zone franche...campa cavallo...

Bomboi Adriano

gianfranco meloni ha detto...

UN'ISOLA IN OSTAGGIO.

...Tre milioni di euro spesi per dipingere i loghi della Sardegna sulla Scintu e su Dimonios, 109mila euro al giorno per il nolo delle due navi per dare posto a un turista su 20. Queste indicazioni sono contenute nella delibera 25/53 varata dalla giunta regionale il 19 maggio....se le due navi viaggiassero a pieno carico per tutto il periodo estivo riuscirebbero a trasportare circa 220.000 passeggeri con gli oltre quattro milioni di movimenti registrati lo scorso anno dalla sola Autorita' portuale del nord Sardegna.....
L'idea di fondo non è male: contrastare l'oligopolio delle compagnie di navigazione che da decenni tiene in ostaggio l'isola e ultimamente la strangola con un raddoppio del prezzo del biglietto. I risultati si vedono gia', i danni sono stati gia' fatti e si possono constatare con una riduzione preoccupante dei turisti presenti.
Piu' che di una alzata di schiena della attuale classe dirigente regionale si puo' vedere in tutto cio' un suo disperato tentativo di non affondare.
Anche se l'idea della flotta navale sarda mi affascina non riesco a vederla guidata dagli amici di Berlusconi, non è credibile, puzza di campagna elettorale, la potrei sognare quale espressione di una Sardegna, libera di solcare tutti i mari e di attraccare in tutti i porti del mediterraneo a coronamento della sua realizzata indipendenza.