mercoledì 8 luglio 2009

Ricerca toponomastica: ripartiamo dall'indoeuropeo

di Alberto Areddu

Ci son due forme di interessamento che la politica patrocina negli ultimi anni (perché purtroppo alla politica si delegano tali cose) riguardo la tematica de "i nomi dei (nostri) luoghi". La via della raccolta, inquadramento e interpretazione più o meno scientifica, e la via dell'ascolto della lamentela, ai fini di una eventuale restauratio, laddove si sia fatto scempio, e ciò avvenne specie negli anni Sessanta, tramite riadattamenti (Romasino > Romazzino) o dismissione assoluta (Monti de Mola > Costa Smeralda), di antichi toponimi, con perspicue finalità di vendita di un pacchetto turistico.
Paradossalmente altri politici proprio per queste stesse finalità hanno proposto per zone da loro amministrate, un riadattamento "storico-turistico", bloccato, credo, dalle varie petizioni (ricordo la disputa recente sulla dicitura "golfo dei Fenici" sostenuta dal politico Onida, e osteggiata da Pintore). Riguardo la prima via è giusto sapere che vengono chiamati a tali convegni quei due/ tre studiosi che se ne occupano accademicamente, benché della questione toponomastica nei decenni se ne sian occupati in tanti (per citarne qualcheduno: Spano, Teti, Dedola, Miglior, Sardella ecc.), e benché Max Leopold Wagner avesse sigillato la eventuale ricerca con la seguente frase: " l’antico vocabolario toponomastico sardo… non offre che una selva di enimmi etnografici e linguistici". Come dire: lasciate ogni speranza o voi che vi inoltrate (e infatti lui non se ne occupò).
E credo che abbiano lasciato molte speranze coloro che generosamente si son prodigati per smontare il giocattolo dell'interpretazione dell'antica toponomastica di Sardegna (giacché quella latina è invece di molto più facile individuazione). Orbene grazie al mio lavoro sulle "Origini albanesi della civiltà in Sardegna" ho potuto dimostrare che gran parte dei poleonimi (cioè i nomi di paese e città) e i coronimi (i nomi delle regioni interne) paleosardi sono spiegabili senza soverchie difficoltà con la chiave delle lingue indoeuropee e in specie dell'illirico. E' quindi ovvio, lo dico senza saccenterie, che la ricerca si dovrà concentrare adesso sui microtoponimi, laddove cioè più fitto appare il mistero e dove maggiormente s'appalesa il problema della loro sincerità linguistica.
La qualità e la serietà del mio lavoro è stata certificata dalla recensione di otto pagine fatta dal massimo balcanologo italiano (ma anche orientalista), Emanuele Banfi dell'Università di Milano, allievo di Vittore Pisani, il massimo studioso di linguistica storica del passato secolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Senta Areddu, se vuol diventare ricco e famoso si inventi una grossa balla del tipo che i sardi hanno origini irlandesi, fa più figo e fa bene all orgoglio; poveri noi, non basta il fatto di avere poca autostima e ora ci si mette lei con l origine albanese dei sardi; eh no, questo non ce lo doveva fare

a proposito, come arrivarono gli albanesi in Sardegna,,, coi gommoni forse?
L Ignoto

Anonimo ha detto...

Mi pare che all'origine irlandese c'abbia già pensato qualcun altro, ma senza sugo. Lei il libro mio se lo legga...e poi mi dirà

saluti, areddu

Anonimo ha detto...

Va bene Areddu, cercherò il suo libro e dato che la cultura è una necessità primaria come mangiare, proverò se riesco, di leggerlo a scrocco in biblioteca oppure a rubarlo, poi, se merita, ne comprerò una copia. Non si scandalizzi, si fa così anche con i cd di musica.
Cordiali saluti da l'Ignoto.