domenica 11 gennaio 2009

Sardo-fascisti: solo una caduta di stile?

di Annedda Muscau

Che caduta di stile, presidente Soru. Stavo lì lì per credere seriamente che le sue dimostrazioni di passione identitaria (la lingua sarda, la lotta alle servitù militari, la ricerca di una fiscalità sarda, etc) significassero un taglio netto con la cultura giacobina di parte del Pci e dei suoi nostalgici ancora in azione. E invece ecco rispuntare l’antico vizio dell’insulto contro chi si schiera diversamente da quel che si vorrebbe.
Ingiurie contro lavoratori che lo contestano,. diventati “fascistelli” al servizio di qualcuno; della vecchia “bieca reazione in agguato” suppongo. Offese lanciate contro chi si è tanto sicuri di padroneggiare da neppure calcolarlo, come è capitato al Psd’az. Vecchissima perversione.
La sorte toccò ai socialisti nel passato bollati come social-fascisti. Tocca ora ai sardisti che, oramai ritenuti nel carniere e invece uscitine, sono diventati sardo-fascisti. C’è una consolidata arroganza nell’incasellare i sardisti: partito de printzipales e di destra quando governò con i democristiani, il Psd’az divenne graziosamente di sinistra quando consentì al Pci di governare la Sardegna, si fece centrista (detto per insultare) quando non rinnovò l’alleanza, è diventato para-fascista oggi che si è posto nello schieramento avverso.
Certo, fra la proposta di politica linguistica di Soru che mi aveva intrigato e il risibile programma del Psd’az di insegnare il sardo nelle scuole elementari, non esiste proporzione. E in condizioni normali ci avrei fatto un pensierino. Ma quel che mi è sembrata lì per lì solo una caduta di stile, temo nasconda ben altro che una malcelata disillusione per un’alleanza “naturale” andata a male. Del resto, a meno che il presidente Soro non l’abbia già smentita, c’è una frase detta in una intervista all’Espresso che dà corpo ai peggiori timori. Paragonandosi a Mosé, ha detto che durante la traversata del deserto “è necessario un leader riconosciuto che trascini il popolo smarrito”.
Si riferiva al suo partito, ma chi mi assicura che non pensasse al popolo sardo?

1 commento:

Anonimo ha detto...

In effetti, come Mosè il nostro Presidente inciampa sulle parole. La speranza sta nel fatto che non pensi a trascinarci tenendoci legati per i piedi, giacché con i discorsi monchi non pare capace di trascinarci con l'eloquenza.
Sempre che non pensi ad un altro Mosè, quel Mosè Dayan della guerra dei sei giorni. Ma in questo caso avanza un occhio e difetta una benda.
Auguri al popolo sardo comunque trascinato.