sabato 31 gennaio 2009

Caro Federico (Palomba), attento a Di Pietro

Nella sua inveterata mania di leggere gli atti politici (degli avversari-nemici, va da sé) con il codice penale in mano, Di Pietro ha evocato ieri il reato di "sostituzione di persona" nei confronti di Cappellacci e Berlusconi: "si vota Berlusconi, ma si elegge Cappellacci" ha detto - riporto da La Nuova Sardegna - testualmente. Il volto sempre arcigno e perennemente indignato non ha dato adito a pensare ad una iperbole scherzosa, ma, piuttosto, ad un avviso di garanzia in partenza.
Vicino a lui, c'era Federico Palomba, ex presidente del governo sardo. Immagino che, pensando a come si è comportato durante la non breve vicenda del Parco del Gennargentu, Palomba, che da buon magistrato conosce i codici, abbia sussultato e letto nella memoria gli articoli che alle sue azioni meglio si adattano. Da uomo a uomo, non certo politicamente, stimo Federico Palomba e tremo all'idea di quale reato possa contestargli il suo capo.
Per esempio, quale articolo di legge contempla il fatto che nel 1995 sia andato a Roma a firmare l'intesa con il governo per l'istituzione del Parco senza la necessaria consultazione dei comuni, chiesta, oltre che dal buon senso, da una delibera della Commissione ambiente del Consiglio regionale?
E, ancora, quale fattispecie di reato contempla il fatto che alla vigilia della firma del decreto istitutivo del Parco, un verbale di finta consultazione dei sindaci porti la firma anche di chi alla consultazione non ha neppure partecipato? Alla riunione, Palomba non c'era, ma non ha verificato la legittimità di quel che ha poi ha fatto proprio.
Il 19 febbraio 1998, Palomba volò a Roma, con in mano un verbale infedele, per sottoscrivere con il ministro Ronchi il decreto istitutivo del Parco. Il suo assessore dell'ambiente, Pasquale Onida, seppe solo per caso del viaggio del suo presidente e fece appena in tempo ad arrivare al Ministero per evitare che la firma fosse posta senza se e senza ma. Riuscì solo per un pelo a far inserire una clausola di prudenza: quella che riconosceva ai comuni il diritto di entrare nel parco o di starne fuori. Io non m'intendo di leggi, ma quello di Palomba fu solo uno sgarbo nei confronti del suo assessore?
Nel maggio dello stesso anno, il Consiglio regionale approvò all'unanimità un ordine del giorno che impegnava la Giunta a chiedere al governo la sospensione del decreto istitutivo del Parco in quanto, come prevede l’articolo 51 dello Statuto, "manifestamente dannoso per la Sardegna". Tradotto in soldoni, Palomba e il suo governo avevano compiuto un atto contrario agli interessi dell'Isola che essi governavano.
Il cammino, per fortuna bloccato, del Parco del Gennargentu in era palombiana, è denso di fatti che solo Di Pietro, nella sua immensa esperienza, sarebbe in grado di decidere se sono reati o normale insipienza politica. So solo che a nessuno venne in mente di denunciare Palomba più che politicamente. Forse è solo questione di stile e di considerazione che in politica e nella vita meno giustizialismo peronista c'è meglio si vive.

Nella foto: Manifestazione contro il Parco del Gennargentu a Cagliari

1 commento:

Anonimo ha detto...

Francu Pilloni commenta:
O ZFP,
detta così, senza commenti, la questione del Parco è molto istruttiva. Ci sono personaggi, e non solo in Sardegna, che più che investiti dal popolo si sentono investiti da Dio direttamente.
Ah, se fossero investiti e basta, magari in pieno e anche solo per caso!
Se il Federico deve guardarsi da Di Pietro, la Sardegna dovrà guardarsi da ambedue?
Antonio Garau avrebbe detto: "Allabeddus!", che significa "osservateli" ma anche "stateci attenti".
E dire che qualcuno dice che c'è poco da stare allegri...