mercoledì 2 aprile 2008

Marcello Fois, Gavoi e i danni collaterali

C'è chi, pur di apparire, non risparmia commenti, prese di posizione, dichiarazioni su cose intorno alle quali il buon gusto della riservatezza consiglierebbe un prudente silenzio. E così, a volte, alle tragedie umane (parlo dell'omicidio di Dina Dore, a Gavoi) dobbiamo aggiungere i danni collaterali delle parole in libertà. Come quelle scritte giorni fa dall'inevitabile Marcello Fois, lo scrittore eletto maestro di pensiero da giornali amici, assessori al turismo, associazioni paesane.
Una tragedia, quella dell'omicidio della signora Dore, ancora oggi al centro della "autoanalisi" dei 2900 gavoesi. Il nostro, a salma ancora calda, ha dispensato le sue certezze. Ha mescolato i suoi soliti stereotipi senza senso ("trita retorica pastoral-barbaricina", "magma antropologista", per esempio) a una captatio benevolentiae (ricerca di benevolenza) del paese barbaricino. A differenza di altri centri delle Terre interne, sempre bacchettati senza pietà, Gavoi è risparmiato dal Fois sculacciapopoli. Per lui, questo paese è una sorta di paradiso in terra barbaricina. Affermazione che ha suscitato reazioni non positive in chi ci vive e sa che così non è.
Come molti paesi sardi, ma non solo sardi, chiaro, anche Gavoi ha nell'armadio della sua cronaca nera molti scheletri. Purtroppo, ma è così. Né basta, per fargli fare un salto fuori dalla barbarie, l'aver affidato all'inevitabile commentatore la presidenza di un importante Festival letterario.
Fois passa, non per forza della oggettività delle cose, come esperto dello "specifico barbaricino" nei circoli letterari e in alcune redazioni di giornali: egli stesso dice che è stato contattato da una decina di giornalisti che gli chiedevano di commentare l'uccisione di Dina Dore alla luce dello specifico barbaricino. Lo ha fatto solo su La Nuova del 28 marzo, l'indomani della tragedia. Non è detto che scrittori e intellettuali siano costretti a dire la loro: si può benissimo prendere in considerazione la possibilità di stare zitti o di dire "non so".
Questo li toglierebbe dall'imbarazzo di dire castronerie. Come questa: "Gavoi è di per sé la dimostrazione che molte di quelle che vengono ritenute formule matematiche sui barbaricini sono spesso sciocchezze". Non la Gavoi reale, par di capire, ma quella che ha affidato a Fois la presidenza del suo Festival letterario.

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