domenica 6 aprile 2008

Gavoi e la sua omertà (omertà?)

"Noi diciamo no all'omertà. Questo paese, l'intera Barbagia, non ha bisogno dell'omertà" ha detto Salvatore Lai ai suoi concittadini gavoesi riuniti in assemblea popolare nei giorni scorsi. Poste così fra virgolette, le frasi dovrebbero essere autentiche, non frutto dell'approssimazione di un cronista innamorato del suono della parola "omertà", ma poco conscio del suo significato.
Vediamo che cosa è dunque "omertà" nei dizionari di lingua italiana. "Regola della malavita organizzata e consuetudine culturale dei luoghi da essa dominati, che obbligano al silenzio sull'autore di un delitto e sulle circostanze di esso". Oppure: "Solidarietà interessata fra i membri di uno stesso gruppo o ceto sociale che coprono le colpe altrui per salvaguardare i propri interessi o evitare di essere coinvolti in indagini spiacevoli o pericolose". Rispetto all'etimologia, a quel che pare, omertà deriva da una parola napoletana che indica la dipendenza di un individuo dalla camorra.
Si provi, ora, a leggere quelle due frasi del sindaco di Gavoi conoscendo il significato della parola omertà: l'uccisione della povera Dina Dore decisa dalla malavita organizzata in un paese da essa dominato? C'è qualcuno che può crederlo? E c'è chi sia disposto a credere davvero che in Barbagia domini la camorra?
Naturalmente né i gavoesi né il loro sindaco pensano seriamente che nel loro paese esista un problema di omertà. Ma è diffuso da moltissimo tempo in certi ceti dirigenti sardi un atteggiamento di subalternità tanto forte da render loro impossibile l'idea che esista anche una criminalità propria della Sardegna, diversa da quella esistente in Italia. E che, come tale, ha bisogno di strumenti di contrasto diversi anche nella comprensione del fenomeno.
Tempo fa i compagni di partito di Salvatore Lai chiesero l'applicazione della legislazione anti-mafia alla Sardegna e ai delitti che qui si compivano, particolarmente i sequestri di persona. L'allora presidente della Repubblica Scalfaro dovette intervenire per ricordare a consiglieri e deputati comunisti che in Sardegna non c'era la mafia. Insomma l'omertà non è di questi posti: quel che esiste è forse anche peggio, ma certo non omologabile all'omertà. Sarebbe interessante capire perché giornalisti e parte del ceto politico sardo insistono, invece, ad evocarla.

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